L’associazionismo al Presidente Spacca: chiediamo di essere convocate per esprimere le nostre valutazioni e proposte su PEAR, centrali termoelettriche e rigassificatore API Nòva Energia

Pubblicato il 2 Giugno 2011 Nessun Commento »

Comunicato stampa

API, non si fanno i conti senza l’oste…
Autorevoli associazioni delle Marche, in rappresentanza dell’ampio movimento che si oppone ai rigassificatori di Falconara e Porto Recanati, chiedono al Presidente della Regione di essere consultate a pieno titolo, in vista della scadenza del 12 luglio.

Caro Spacca ci siamo anche noi!

Così i presidenti e i portavoce di Legambiente Marche Onlus, Falkatraz Onlus, Ambasciata dei diritti Marche Onlus e l’Ondaverde Onlus, si rivolgono al Presidente della Regione per essere convocati quanto prima al tavolo che la Giunta, su sollecitazione dell’Assemblea consiliare, ha deciso di aprire sullo scottante tema del rigassificatore di Falconara.

Come sapete - si legge nella lettera inviata, oltre che al Governatore anche a tutti gli Assessori e ai Consiglieri regionali - da molti anni un numero crescente di cittadini si batte nei vari territori per affermare il diritto a vivere in una regione in cui la tutela ambientale sia al centro dell’azione di chi amministra la nostra comunità. Ultimamente questa ampia mobilitazione ha espresso chiaramente, in varie occasioni, la propria contrarietà alla realizzazione del rigassificatore di Falconara (e Porto Recanati“.

Dopo aver ricordato il mandato conferito al Presidente il 17 maggio dall’assemblea consiliare per dare vita ad un’ampia consultazione e le stesse dichiarazioni di Spacca dove si sottolineava la necessità di coinvolgere nel confronto in primis i territori interessati, le associazioniin qualità di rappresentanti dell’articolata società civile organizzata che anche recentemente (vedi la grande assemblea svoltasi a Falconara al cinema Excelsior lunedì 16 maggio) hanno ribadito la necessità di un progetto condiviso e partecipato che sia in armonia con le indicazioni contenute nel Pear” si rivolgono a Spacca chiedendo di “essere convocate quanto prima per poter esprimere le nostre valutazioni e le nostre proposte sulla questione“.

Infatti Legambiente, Falkatraz, Ambasciata dei diritti e L’Ondaverde ritengono che “una risposta efficace alle scelte in materia di politiche energetiche per la nostra regione, possa venire anche da quell’ampio circuito associativo che, in questi mesi, ha ampiamente studiato ed evidenziato le possibili conseguenze negative nel caso si desse il via al rigassificatore di Falconara. Le conoscenze e le professionalità presenti al nostro interno, crediamo possano apportare utili elementi di analisi“.

Le realtà firmatarie della richiesta concludono ricordando che sono Onlus ” riconosciute a livello nazionale e regionale, e che le stesse hanno depositato ricorso al TAR del Lazio per il progetto Rigassificatore API“, e sollecitano il Presidente della Regione Gianmario Spacca a dare quanto prima una risposta.

Ancona 1 giugno 2011


RIGASSIFICATORE API: ecco perchè i traffici petroliferi del porto di Ancona non diminuirebbero anche senza le navi rigassificatrici. Quell’allarme è una bufala

Pubblicato il 31 Maggio 2011 1Commento »

Comunicato Stampa 31 maggio 2011

Navi rigassificatrici, petroliere e traffici portuali:

ECCO PERCHE’ SENZA RIGASSIFICATORE I TRAFFICI PETROLIFERI


distribuzione costiera API

distribuzione costiera API


DEL PORTO DI ANCONA NON DIMINUIREBBERO!

E con essi l’occupazione connessa!


Una delle argomentazioni utilizzate dai sostenitori della necessità del rigassificatore di API Nòva Energia è che i traffici della nave/i rigassificatrici e carrier di GNL compenseranno il calo dei traffici delle petroliere determinato dalla crisi della raffinazione.

Non è vero che la eventuale limitazione o totale rinuncia alla raffinazione da parte della Società API avrebbe ripercussioni sui traffici portuali.

Quella che segue è la spiegazione.

La dismissione totale o parziale della raffinazione del petrolio da parte di API non modificherà la necessità di distribuzione dei carburanti (gasolio, benzina, kerosene) e degli altri prodotti raffinati, posizione di settore che la Società API ha consolidato nel mercato italiano con l’acquisizione nel 2005 dell’IP (4.200 punti vendita a marchio IP per l’11% di quota di mercato).

Pertanto le Regioni presso le quali, attualmente, la Società API distribuisce prodotti da lei raffinati (vedi immagine tratta da sito API), dovranno essere rifornite degli stessi prodotti non più raffinati a Falconara M.ma.

Come?

Con la progressiva trasformazione in HUB petrolifero della struttura di Falconara, cioè in deposito di prodotti petroliferi raffinati altrove … da stoccare, ricaricare e spedire/distribuire verso lo stesso settore di mercato adriatico attualmente servito da API.

L’HUB API si rifornirà di prodotti raffinati (piuttosto che di petrolio da raffinare) tramite petroliere di stazza non inferiore alle 50.000 tonnellate che attraccheranno all’isola artificiale e alla monoboa SPM (più prodotto raffinato porterà la petroliera e meno sarà il costo del trasporto!).

Poi i prodotti raffinati saranno ridistribuiti con le stesse piccole petroliere (2.000/3.000 tonnellate) che oggi - dal pontile - partono e portano benzina e gasolio ai depositi costieri per essere successivamente distribuiti a terra con le autobotti.

E che la distribuzione continuerà in questo modo è una condizione posta dalla logistica e caratteristica degli stessi depositi costieri che permettono l’accesso allo scarico soltanto alle piccole petroliere (le cosiddette bettoline).

Allora di che cosa stanno parlando il Presidente Spacca e l’Autorità Portuale di Ancona?

Coordinamento NO RIGASSIFICATORI

tel. 3339492882

RIGASSIFICATORE E STERILIZZAZIONE DEL MARE: le preoccupazioni del Presidente Lega Coop Pesca Marche nella conversazione con il Biologo marino Carlo Franzosini

Pubblicato il 28 Maggio 2011 Nessun Commento »

Lo Staff Comitati ha messo in contatto il Presidente della Lega Coop Pesca Marche - Dott. Simone Cecchettini - con il Biologo marino della Riserva marina di Miramare (Trieste), Dott. Carlo Franzosini. Il Presidente Cecchettini ha rivolto alcune domande al Biologo per capire se ci potrebbero essere interferenze negative sul comparto produttivo/economico della pesca dall’uso di biocidi e scarico di acqua di mare sterilizzata nei processi industriali del rigassificatore e delle ulteriori 2 centrali termoelettriche progettate da API Nòva Energia di fronte alla costa marchigiana. Quella che segue è la fedele trascrizione della conversazione.


Pres. Lega Coop Pesca Marche, Dott. Simone Cecchettini

Pres. Lega Coop Pesca Marche, Dott. Simone Cecchettini



Simone Cecchettini: come pescatori, quali rischi corriamo qualora si realizzi il progetto del rigassificatore in una zona per noi delicatissima, cioè quella che va dalle 3 alle 6 miglia e che da sempre i biologi ci indicano essere l’area che dovremmo maggiormente tutelare soprattutto per il ripopolamento e l’accrescimento delle specie ittiche che caratterizzano il nostro mare Adriatico?



il Biologo marino Carlo Franzosini

il Biologo marino Carlo Franzosini


Carlo Franzosini: il danno a cui andrete incontro è una perdita della vitalità dell’acqua di mare. Effettivamente il Ministero dell’Ambiente si limita a valutare - in maniera miope - il cloro attivo in uscita dall’impianto e dice che quel cloro attivo è dello stesso tenore di quello presente nell’acqua di acquedotto … e l’acqua di acquedotto non uccide nessuno.

Noi diciamo: il cloro attivo in uscita dal rigassificatore è dello stesso tenore di quello presente nell’acqua di acquedotto, ma in più ci sono quei circa 300 Kg al giorno di solfati e quasi 800 Kg al giorno di cloro-derivati organici di cui non si parla.

Sono, queste ultime, sostanze che hanno delle potenzialità mutageniche e contaminanti molto forti e molto ben documentate. Sono sostanze che vanno ad intaccare il ciclo vitale degli organismi planctonici e marini in genere. Si accumulano all’interno della catena alimentare e raggiungono l’uomo in maniera più o meno accentuata a seconda del pesce (erbivori o carnivori). Comunque la perdita per sterilizzazione riguarda qualcosa come 230 ettari all’anno di habitat marino per il solo rigassificatore e di 8.202 ettari assommandovi anche le nuove centrali termoelettriche e quella esistente IGCC!

Ettari di mare sterilizzato, perso, tagliato fuori.

Voi calcolate la vostra produttività nella fascia 3 - 6 miglia. Per cui 3 miglia, moltiplicato per la lunghezza del fronte-mare del vostro circondario marittimo, e sapete che da quella superficie dovete togliere ogni anno la produttività negata di 230 ettari - nel caso del solo rigassificatore - o di oltre 8.000 ettari nel caso dei tre impianti funzionanti (rigass + centrali termo da 580 MWe + attuale centrale termo IGCC).


S.C. Quindi secondo Lei la sterilizzazione andrebbe ad interessare un’area molto più vasta rispetto a quella dove si va ad inserire la nave rigassificatrice? Intendo dire che non ci sarà solo un problema di divieto di pesca così come sicuramente verrà definito dalla Capitaneria di Porto, nel senso che si intaccherà un habitat naturale che non interesserà solo il mare di fronte a Falconara e Ancona?


C.F. Certo, poichè esiste un problema di miopia delle Valutazioni di Impatto Ambientale e delle norme. Le norme in questo momento sono carenti, a parte quella sovranazionale del Protocollo Dumping che ancora non è stata recepita in Italia nella forma di divieto di sversamento di sostanze alogeno - derivate ad esclusione del monomero pvc.

Però oggi sappiamo degli effetti dannosi analoghi causati dalle altre sostanze che si formano per via della reazione della sostanza organica con il cloro attivo all’interno dell’impianto.

Sono una famiglia vastissima di molecole cloro derivate organiche che non vengono assolutamente prese in esame. Nelle VIA ci si limita a considerare i danni del cloro attivo in uscita dall’impianto per 0,2 mg/litro, quantità che però si ottiene addizionando solfito e, conseguentemente formando solfati all’uscita dall’impianto il cui impatto non viene valutato!

Tutto - come per magia - rientra nei termini della legge italiana quando invece si produce un danno persistente con sostanze organiche persistenti, permanentemente presenti nell’ambiente marino e accumulate nella catena alimentare.

E questo nessuno lo vuole prendere in considerazione.


S.C. A noi pescatori dicono che nelle altre realtà esistenti non si verificano grandi danni. Esistono dati scientifici valutabili da noi che facciamo tuttglia’altro mestiere e non sanno che cosa accade al di fuori del nostro territorio regionale?


C.F. Il rigassificatore di cui attualmente si dispongono dati è quello di Panigaglia in Liguria che ha un mare con un tasso di ricambio notevolissimo. Parliamo di un mare della profondità di un migliaio di metri, per cui con un ricircolo e ricambio di acqua notevole.

Per quello entrato in funzione da poco più di un anno al largo di Porto Viro non abbiamo dati.

Hanno avuto delle grosse difficoltà nel monitoraggio dei loro scarichi, non producono dati e non ne abbiamo a disposizione … e, parlando di Adriatico, siamo in un ambiente marino che ha un ricambio delle acque molto più limitato rispetto ad altri mari dove i rigassificatori sono stati installati, a partire dal Giappone ma anche nel Mediterraneo … Barcellona, per esempio, ha di fronte una fossa di tipo oceanico che analogamente al caso della Liguria ci sono dei ricambi di acqua di mare molto forti e quindi della persistenza dei parametri ambientali che garantiscono una diluizione dell’impatto su una massa d’acqua molto più ampia di quella del medio Adriatico.

Adriatico che peraltro è il settore più produttivo, in termini di pescosità, del mare Mediterraneo. Quindi stiamo parlando di un ambiente prezioso (per i servizi ecosistemici che ci rende: pesca e autodepurazione - quest’ultima di importanza strategica per la balneazione e relativa industria turistica -) ma che è particolarmente fragile in termini di capacità di assorbire impatti ambientali così forti, in quanto la scarsa profondità e la limitata circolazione non permettono di diluire e disperdere altrettanto facilmente quanto vi viene riversato.


Intervista a cura dello Staff Comitati

il materiale è riproducibile citando la fonte www.comitati-cittadini.org

Intervista al Biologo marino Dott. Carlo Franzosini. La STERILIZZAZIONE del mare: le cifre taciute del danno economico

Pubblicato il 23 Maggio 2011 Nessun Commento »



il Biologo marino Carlo Franzosini

il Biologo marino Carlo Franzosini



Il Dott. Carlo Franzosini è Biologo marino della Riserva Marina di Miramare (Trieste).

D. dott. Franzosini, Lei ed il suo gruppo di Biologi avete più volte lanciato l’allarme circa la sterilizzazione del mare determinata dall’uso di ipoclorito di sodio nell’acqua usata dagli impianti di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto necessaria per lo scambio di calore con il GLN a - 160°C. Ma nelle Valutazioni di Impatto Ambientale si parla sempre di limiti di Legge rispettati per il cloro scaricato. Ci spieghi dov’è la contraddizione tra limite rispettato e sterilizzazione.

R. << L’impianto di rigassificazione, per poter utilizzare acqua di mare, dovrà procedere al suo trattamento preventivo con cloro (nella forma di ipoclorito, c.d. varechina) al fine di impedire l’intasamento delle tubazioni da parte di organismi marini.

Il tenore di cloro attivo in uscita dall’impianto viene limitato a non più di 0,2 mg/litro, paragonabile a quello dell’acqua di acquedotto conforme a norma di legge. Quindi questo procedimento è apparentemente innocuo “come un bicchier d’acqua”.

Ma la parte più cospicua del danno ambientale consiste nel far transitare l’acqua di mare attraverso l’impianto dove la combinazione di cloro, shock termico (cambiamento repentino di temperatura) e stress meccanico (passaggio attraverso le pompe) comporta la quasi totale sterilizzazione e  denaturazione di tutto quanto in essa contenuto. L’attenzione va quindi posta sul volume d’acqua di mare che viene trattato, non solo sull’effetto “limitato” del poco cloro attivo residuo in uscita. Questo aspetto dell’impatto ambientale è totalmente ignorato nel documento di VIA emesso dal Ministero che si limita a considerare che:

ñ     <<… il funzionamento “a ciclo aperto” determina l’immissione di biocidi in acqua (composti del cloro e rame) utilizzati per l’antifouling dell’impianto di rigassificazione

ñ     l’impatto complessivo è generato dunque dallo scarico di acqua di mare, fredda e contenente cloro e/o rame.>>


D. Il progetto del rigassificatore di API Nòva Energia rischia di sommarsi alla esistente centrale termoelettrica IGCC che utilizza e riversa già circa 35.000 m3/h di mare trattato con ipoclorito di sodio (acqua di raffreddamento) e le progettate centrali termoelettriche da 580 MWe che ne utilizzerebbero altra 56.000 m3/h. Di quali quantità di cloro attivo parliamo complessivamente?

R. << Il progetto API-Nova Energia (16.400 m3/h di acqua di mare) porterà all’immissione al giorno stimata di 83 kg di cloro e 328 kg di solfati (nell’ipotesi dell’impiego di bisolfito, secondo la metodologia attualmente in uso in gran parte degli impianti esistenti, tra cui quelli in esercizio in Italia: Panigaglia e Porto Tolle). Prodotti residui (ioni rame, dovuti alla dissoluzione degli elettrodi impiegati per l’elettroclorazione, p.es. con dispositivi tipo Copron) possono eventualmente aggiungersi agli scarichi dell’impianto.

L’insieme dei progetti che incombono sull’area ( rigassificatore API-Nòva Energia + Centrale IGCC + centrali elettriche a gas), per un totale di 107.400 m3/h, porterà all’immissione al giorno stimata di 545 kg di Cloro e 2.148 kg di solfati.

La tecnica dello “spezzatino” (progetti per impianti diversi presentati separatamente, ma in realtà funzionali l’uno agli altri - rigassificatore e centrali a gas) fa sì che le procedure di VIA vanno avanti parallelamente senza formalmente sapere l’una dell’esistenza dell’altra. Quindi gli effetti cumulativi degli impatti vengono ignorati.

Il cloro, utilizzato in quantità massiccia (all’interno dell’impianto si hanno tenori di 2 mg/litro), viene poi abbattuto, neutralizzato dal bisolfito (reazione: si forma solfato), al fine di rientrare nei parametri di legge (max 0,2 mg/l). Questo perché l’acqua di mare è molto ricca di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente all’acqua di acquedotto che possiamo bere a volontà ed in cui il cloro è aggiunto solo per un’azione preventiva antibatterica. La differenza tra le 2 acque - pur con lo stesso tenore di cloro attivo - è che l’acqua in uscita dall’impianto è carica di sostanza organica degradata combinata chimicamente al cloro, i cosiddetti “cloro-derivati organici”, tossici, persistenti e mutageni (trialometani, clorammine).

Si paventa quindi un danno diretto per la perdita di plancton, uova, larve, avannotti, ed un danno indiretto causato dall’immissione nell’ambiente di cloro-derivati. Una prima quantificazione di questi prodotti parte dal tenore di sostanza organica disciolta (DOM) in acque costiere non eutrofiche, che in Adriatico è indicativamente di 2 mg/litro. Sono queste le sostanze che vengono denaturate e trasformate in cloro-derivati organici, quindi il funzionamento dell’impianto API-Nòva Energia comporterebbe l’immissione di quantità dell’ordine di 32,8 chili per ora di cloro-derivati, più di 161 tonnellate all’anno (su 205 gg di funzionamento). L’ipotesi di più impianti arriverebbe a 214,8 chili per ora di cloro-derivati, 1.755 tonnellate all’anno ! Queste cifre sono omesse nei documenti di VIA, le valutazioni del Ministero le ignorano>>.


D. A questo proposito quali Leggi tutelano il mare?

R. << Il mare Mediterraneo è tutelato dalla “Convenzione per la protezione del Mar Mediterrano dai rischi dell’inquinamento”, o Convenzione di Barcellona. Questo trattato, sottoscritto da TUTTI i Paesi rivieraschi e dall’Italia, è lo strumento giuridico e operativo del Piano d’Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo. Nel “Protocollo sul Dumping” annesso alla Convenzione di Barcellona (in vigore dal 1978), il primo gruppo di sostanze citate nella Tabella I (di cui cioè è vietato lo scarico nel Mediterraneo) è proprio quello costituito da composti organoalogenati, come l’ipoclorito utilizzato nei rigassificatori. La ragione di tale divieto è ben nota, visto che da tempo si sa che le sostanze in questione (cloro e cloroderivati) sono sostanze che possono avere pericolosi effetti ambientali.

Gli effetti del cloro e dei cloro-derivati (ad esempio: a seguito di disinfezione) sono studiati da oltre 40 anni, tanto che già nel 1972 in USA (US Federal Water Pollution Control Act) era obbligatorio l’abbattimento del tenore di cloro nelle acque di scarico e la riduzione chimica dei sottoprodotti alogenati. Questi composti, stabili e non facilmente degradabili, si accumulano nelle acque, da qui entrano nella catena alimentare, si depositano nei tessuti grassi degli organismi marini e possono finire sulle nostre tavole. Nell’uomo, alcuni effetti tossici noti sono la possibile azione mutagenica e /o cancerogenica. L’esposizione cronica comporta una possibile relazione con cancro del retto e del colon e della prostata (IARC International Agency for Research on Cancer)>>.


D. E’ possibile un calcolo economico della perdita delle risorse determinata dalla sterilizzazione?

R. << La valutazione dei servizi ecosistemici che vanno persi per via dell’entrata in funzione del (degli) impianto(i) non è ancora presa in considerazione nelle procedure di VIA, ma andrebbe richiesta “politicamente” a gran voce, imponendo delle compensazioni a chi utilizza l’ambiente per trarne un profitto economico e lo restituisce “sterile”.

L’acqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione verrebbe ad essere praticamente sterilizzata, quindi inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa renderebbe all’ambiente: habitat per le comunità planctoniche e pelagiche, processi di autodepurazione, ecc.

Purtroppo i servizi ecosistemici resi dall’ambiente marino non sono mai considerati nelle procedure di VIA.

I parametri di riferimento sono, in questo caso, valore per anno, per 1 ettaro di mare sovrastante la piattaforma continentale:  € 2.254 (Costanza R, 1997: The value of the world’s ecosystem services and natural capital).

Nel caso del rigassificatore verrebbero resi inutilizzabili 80.688.800 metri cubi d’acqua di mare  all’anno. Gli altri impianto (centrali a gas e a combustibili fossili) andranno ad utilizzare altri 797.160.000 m3/anno. Stimando una profondità media di 35 metri nella zona interessata dal rigassificatore, e di 10 metri per gli altri impianti, il volume d’acqua processato corrisponderebbe ad un ammanco (annuale) di 230,54 ettari di habitat marino nel caso del rigassificatore, 7.971,6 ettari per gli impianti costieri, quindi di ben 8.202,14 ettari per il complesso di tutti gli impianti.

La collettività andrebbe quindi a perdere la somma di 591.630 € all’anno (per il solo impianto di rigassificazione), che aumenta a poco più di 18 milioni di € per i 3 impianti valutati complessivamente.

Tali stime non sono mai menzionate negli studi di impatto ambientale, quindi non compaiono nelle “passività” del conto economico legato a questo progetto. Perché ? >>


D. Ci sono alternative tecniche per evitare gli impatti da Lei spiegati?

R. <<Per tutelare l’ambiente marino e la salute pubblica, andrebbero raccolte ed utilizzate le acque esauste già disponibili in zona: scarichi caldi industriali, acque da depuratori. Sarebbe quell’acqua ad essere utilizzata (già sterilizzata, sfruttata) e non nuova acqua di mare ancora “vitale”, quindi  trasportando le acque industriali già calde e clorate in uscita dagli impianti industriali esistenti a terra (come la stessa centrale termoelettrica IGCC di API) verso il rigassificatore al largo, mediante una conduttura parallela al gasdotto di collegamento.

Comunque la soluzione sarebbe che, in acque territoriali, le navi rigassificatrici come quelle di questo progetto, funzionino a SOLO CICLO CHIUSO!

Alternative serie di progetto non vengono mai analizzate con sincerità dai progettisti, che puntano a realizzare impianti al minor costo e facili da gestire. Ma le alternative di progetto vanno richieste, è il territorio che deve pretenderle, sino ad arrivare a impugnare il decreto ministeriale con parere favorevole alla VIA >>.


Ricordiamo che la VIA ministeriale è stata impugnata al TAR del Lazio da Legambiente Marche ONLUS e l’Ondaverde ONLUS Falconara M.

Le preziose osservazioni del Biologo Carlo Franzosini saranno aggiunte alla documentazione da produrre.

L’intervista realizzata a cura dello Staff Comitati è riproducibile citando la fonte

www.comitati-cittadini.org


ARIECCOCE … il 16/5 OLTRE 400 CITTADINI A FALCONARA M. ALLA SERATA IN DIFESA DEL PIANO ENERGETICO REGIONALE, L’UNICO STRUMENTO CHE SODDISFA OCCUPAZIONE, AMBIENTE, SALUTE E IMPRESA

Pubblicato il 17 Maggio 2011 Nessun Commento »

“ARIECCOCE” …

la grande risposta della gente che pensa, lavora e lotta per un futuro migliore per TUTTI!





serata IL FUTURO INSIEME del 16 maggio 2011

serata IL FUTURO INSIEME del 16 maggio 2011









2 serata il FUTURO INSIEME del 16 maggio 2011

2 serata il FUTURO INSIEME del 16 maggio 2011





Alcuni commenti pervenuti:

Grazie. Assemblea meravigliosa e prova di forza devastante. Anche se non dovessimo vincere la battaglia finale (ma io credo di sì), siamo stati meravigliosi.

Risvegliata una città in coma (Falconara) e presenze anche da altre città (grazie ai loretani, agli anconetani…). Un segnale di vita del territorio: stanotte dormirò meglio.

Grazie,

Luca


Riguardo alla serata di ieri sera posso solo dire che chi ha fatto tutto
questo, comunque vadano le cose,
è riuscito a lanciare un sasso nelle acque immobili di Falconara. Grazie.

Andrea


Aggiungo a quello di Luca anche il mio grazie.
Ciò che è accaduto ieri sera è importante, ma che l’API e Spacca abbiano intenzione di perseguire strade che ci piacciono è cosa tutta da “costruire”, serve quindi concordare il prosieguo, con una strategia mirata e dei passaggi ben precisi per continuare a procedere compatti … è questa la nostra forza.
La votazione odierna del Consiglio lascia aperte tutte le possibilità, però è stato inserito “forze sociali” (siamo anche noi).
PS: Anche oggi siamo stati bravi, non era facile…c’eravamo anche oggi.
Rob.


La serata di ieri sicuramente è entrata nella storia di questo movimento e della città, era da tempo che non si vedeva qualcosa di veramente significativo e utile. La mia sensazione è che l’API ci prende solo per il culo e che il resto è già tutto scritto, comunque complimenti a tutti voi per l’organizzazione e la vostra tenacia,

Grazie,

saluti fabio


“Governatore Spacca … sappiamo bene che pensa di fare quello che non deve fare … sta a Lei portare l’Azienda API a fare ciò che - in questo momento - non vuole fare! Se Lei non è intenzionato a recuperare il tempo che si è voluto perdere dal 2003 - crediamo non per caso - stavolta politicamente si mette male! Le guardi bene queste immagini, queste persone, padri e madri vogliono un futuro insieme a quei lavoratori che usate per nascondere le Vostre responsabilità.”

Staff Comitati



Piccola cogenerazione elettrica ed eolico con una società pubblico privata. Nel segno del PEAR. Lunedì 16 maggio a Falconara M. ore 21,15 cinema Excelsior

Pubblicato il 15 Maggio 2011 Nessun Commento »


assemblea cittadina 16 maggio ore 21,15

assemblea cittadina 16 maggio ore 21,15


Riguardo al diffuso dibattito sul futuro del Piano Energetico Ambientale Regionale, occupazione e progetti di rigassificatore e grande centrale termoelettrica chiesti dalla Società petrolifera  API, vale la pena puntualizzare ed evidenziare alcuni aspetti che tendono ad essere distorti o elusi.

1)      Il Gruppo degli Esperti che per conto della Regione Marche individuò - nel 2006 - lo “Schema di sviluppo strategico alternativo dell’area API“  non prospettò la possibilità della società mista (pubblico/privata) in funzione della realizzazione della grande centrale termoelettrica da 520 MWe o del rigassificatore. Le Considerazioni finali degli Esperti erano e sono inequivocabili: “società mista da costruire per l’attuazione degli interventi di cogenerazione distribuita nonché per l’attuazione del PEAR“!

2)      La resistenza della Dirigenza API ad inserirsi nel solco del PEAR … per esempio con la piccola cogenerazione e l’eolico.

Partiamo dall’eolico.

Il 2 marzo 2009 - Ferdinando Brachetti Peretti, Presidente di API Nòva Energia  e Gaetano

Maccaferri, Presidente di SECI Energia, società del Gruppo Industriale Maccaferri hanno siglato

un accordo strategico per lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Hanno costituito la WAS (Wind Api Seci) con l’obiettivo di sviluppare, costruire e gestire impianti eolici in Italia e all’Estero. Nel 2009 avevano in fase di sviluppo progetti in Italia Meridionale e in Grecia per circa 200 Mw e in particolare, si ponevano l’obiettivo di istallare in Grecia, nei prossimi cinque anni, 500 Mw.

E le Marche … la Regione Marche sta a guardare? Non ha nulla da proporre con il PEAR che si ritrova?

Maccaferri è SADAM a Jesi, API è a Falconara Marittima!

La piccola cogenerazione

L’impianto chiesto nel sito di Falconara si compone di due centrali distinte: una da 520 MWe (non compatibile con il PEAR) e l’altra da 60 MWe (compatibile con il PEAR e con VIA positiva della stessa Regione!). Dunque la piccola cogenerazione è nella prospettiva di API.

Ma c’è di più.

Quella SECI Energia socia di API Nòva Energia, ha costituito (Marzo 2010) con la Avio, Gruppo Leader nella propulsione aerospaziale, la Termica Colleferro spa per realizzare e gestire una centrale termoelettrica di cogenerazione ad alto rendimento della potenza di 40 MWe a Colleferro, in provincia di Roma. Questo nuovo impianto è destinato a sostituire quello attualmente in funzione nel comprensorio industriale Avio e fornirà energia anche per altri insediamenti industriali sul territorio.

Questo ci dice che la piccola cogenerazione si può fare, rende economicamente e crea occupazione.

Quella piccola cogenerazione che la Regione Marche ha scritto in bella calligrafia sul suo PEAR ma non cerca di far realizzare … magari con una società mista pubblico - privato!

Presidente Spacca, che facciamo nelle Marche … sottolineiamo nelle Marche, non a Falconara Marittima!

Staff Comitati

PARTECIPIAMO MASSICCIAMENTE ALL’ASSEMBLEA DI LUNEDI’ 16 MAGGIO AL CINEMA EXCELSIOR DI FALCONARA M. - H. 21,15  IN DIFESA DEL PEAR E DELLE SUE POTENZIALITA’ OCCUPAZIONALI E AMBIENTALI!