IL VENERDI’ NERO DI FALCONARA

Pubblicato il 23 Febbraio 2009 Nessun Commento »

COMUNICATO STAMPA 23/2/2009
ASSOCIAZIONE COMITATO QUARTIERE VILLANOVA - FALCONARA M.

BOATO NOTTURNO DAGLI IMPIANTI API e
SOSTANZA BITUMINOSA
IN SPIAGGIA
DA ROCCA MARE A FALCONARA CENTRO

IL VENERDI’ NERO DEI FALCONARESI:

IL BOATO

Alle h. 01,00 del 21 Febbraio 2009 molti cittadini falconaresi sono stati svegliati ed allarmati da un forte boato, cupo, proveniente dal comprensorio API.

Residenti nel quartiere Fiumesino di Falconara M.ma, nella stessa nottata del 21/2, hanno avvisato immediatamente i Carabinieri del pronto intervento che non erano stati avvertiti da alcuno!

Dal quartiere Villanova sono state chieste informazioni ai Vigili del Fuoco di Ancona che hanno confermato che qualcosa è accaduto e che stavano indagando.

Non è dato sapere se ci siano state comunicazioni da parte della raffineria API.
Richiesta formale di maggiori informazioni su quanto accaduto è stata inoltrata al Prefetto, al NOE dei Carabinieri, al Sindaco di Falconara, a Regione e Provincia.

Da ambienti giornalistici si è appreso di un “problema” all’impianto di desolforazione della raffineria.

LA SOSTANZA BITUMINOSA

Nei giorni 20-21-22 Febbraio sulle spiagge dei quartieri Rocca Mare, Villanova e Centro di Falconara Marittima è spiaggiata una consistente quantità di sostanza bituminosa sotto forma di chiazze della grandezza fino a 4/5 cm di diametro.

La sostanza, presumibilmente trasportate dalla fortissima mareggiata dei giorni scorsi, è appiccicata ad arbusti ed altro materiale trascinato dal mare ed è stato chiesto alle Autorità di fornire le opportune indicazioni per il corretto smaltimento del materiale contaminato.

Sono stati avvertiti telefonicamente e a mezzo fax anche il Ministero dell’Ambiente competente per il Sito di Interesse Nazionale e la Procura della Repubblica di Ancona dato che, a nostro avviso, non è da escludersi - per l’estensione dello spiaggiamento - l’ipotesi che la sostanza bituminosa possa derivare da passati sversamenti in mare di olio combustibile atz e bitume che si sono depositati tra le scogliere.

Il Presidente dell’Associazione,
Alfredo Campanelli

Carnevale a Chiaravalle: salute, ambiente e goliardia

Pubblicato il 23 Febbraio 2009 Nessun Commento »

Salute, Ambiente e Goliardia: è questa la ricetta portata in scena - o meglio in maschera - ieri al Carnevale di Chiaravalle. Il nutrito e colorato gruppo sul tema “salute e ambiente” che ha partecipato domenica pomeriggio alla sfilata dei carri allegorici al Carnevale di Chiaravalle, è nato da un’idea goliardica dell’Assemblea Permanente.
Il gruppo ha sfilato distribuendo e proponendo semplici indovinelli ai bambini e alle famiglie sul tema ambientalista con cui è stato possibile raggiungere tantissime persone, in particolare genitori e nonni…”a qualche centinaio è stato spiegato bene cosa rappresentavamo e fatto invito alle successive iniziative programmate in primavera dall’Assemblea” - sottolineano gli artefici dell’iniziativa carnevalesca.

La semplicità e simpatia dell’iniziativa ha riscosso tra le persone un successo entusiasmante che rende merito all’Assemblea Permanente fatta da cittadini volenterosi e concreti.
“Ci siamo ulteriormente convinti di quanto serva essere visibili; ieri per quanto possa sembrare insolito averlo fatto durante una carnevalata abbiamo promosso una cultura ambientalista…anche alcuni lavoratori dell’API hanno capito il messaggio: No ad altre centrali termoelettriche perchè siamo già oltre la soglia della possibile tolleranza“.

L’assemblea sia nelle sedi istituzionali - ricordiamo a tal proposito l’incontro col Presidente Spacca in Regione lo scorso Dicembre - sia nelle iniziative sul territorio non perde di vista i propri capisaldi:

  • Difesa ed attuazione del PEAR;
  • No alle Nuove Centrali che vuole realizzare l’API, perchè occorre ridurre e non aumentare le concentrazioni di emissioni inquinanti;
  • Bonifica per il territorio AERCA.

Alcune foto della sfilata a Chiaravalle

Filastrocca di Carnevale

Pubblicato il 22 Febbraio 2009 Nessun Commento »

Un saluto, a tutti voi;
dite un po’ chi siamo noi?
Ci guardate e poi ridete?
Oh! mai più ci conoscete!
Noi scherziam senza far male,
Viva, viva il Carnevale!
Vi doniamo un bel confetto,
uno scherzo, un sorrisetto;
poi balliamo poi scappiamo.
Voi chiedete: Ma chi siete?
Su pensate, indovinate.
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai bei ciociari
comarellevecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!

(Canzone delle Mascherine - G.Rodari)

“Avevamo ragione ad indagare…” (2parte) Studio Epidemiologico

Pubblicato il 4 Febbraio 2009 Nessun Commento »

«I risultati adesso ci dicono che la Regione, noi e i cittadini avevamo tutti ragione, nel senso che dovevamo andare a studiare questa cosa e, naturalmente adesso dobbiamo capire una serie di problemi. Per vedere questo rischio abbiamo studiato la popolazione per molti anni, 20 anni di storia e nel dettaglio 15 anni, per cui stiamo guardando gli effetti di un lungo percorso di esposizione.

Attualmente dobbiamo sapere se questo rischio ha interessato in modo eguale le popolazioni intorno oppure a causa dei venti qualche zona ha avuto maggiore o minore rischio? Dobbiamo dirci quant’é esattamente questo rischio.

Ed allora, abbiamo bisogno dei dati delle anagrafi comunali…abbiamo bisogno della collaborazione dei Comuni e della collaborazione dei cittadini perché spingano i loro Comuni a fare in modo che le informazioni ci arrivino affinché possiamo avere un quadro più avanzato di quanto abbiamo adesso. Questo ci permetterà di definire l’entità del rischio ed alla fine di sapere se il rischio è presente ancora oggi. Per cui possiamo andare ad indagare la situazione degli ultimi anni per sapere se stiamo parlando di eventi che sono maturati nel passato e sono andati diluendosi oppure ancora presenti. In ogni caso di fronte alla natura di questi dati noi diciamo che il primo passo è di fare in modo che la gente sia più tranquilla per cui si apra un confronto, un dialogo con l’azienda, si vada ad intervenire e si riduca l’esposizione.

Il punto è che noi dobbiamo essere sicuri nel tempo che la qualità dell’aria migliori per cui la gente intorno raggiunga un livello di sicurezza che in questo momento sembra stato messo in crisi.

Poi ci sono i problemi legati al controllo sanitario: un registro tumori ci permette di avere un controllo sanitario nel tempo e garantire che studi analoghi a questo - perché nel tempo questa Regione dovrà ancora farli - possano verificare se poi le cose si sono modificate.

Perché studiare i problemi ha senso se poi, alla fine, la vita delle persone migliora. Lo Studio in se è un investimento importante, la conoscenza è importante, la conoscenza per cambiare, per migliorare e per stare meglio.

Questo è uno sforzo che la comunità locale può fare ed io vi dico che questa comunità locale ha rappresentato per me una esperienza straordinaria perché è un periodo questo in cui è molto difficile trovare uno sforzo collettivo come è stato espresso quì. E quindi, a questo punto, fatto questo sforzo facciamo quell’altro sforzo ancora, facciamo quell’investimento per le strutture permanenti di controllo che diano la garanzia ai cittadini in modo tale che possano vivere con più tranquillità in futuro…Il centro del nuovo Studio saranno i dati in possesso delle Amministrazioni comunali.
Naturalmente perché le Amministrazioni comunali diano l’accesso a noi ci vuole attenzione al problema da parte delle Amministrazioni e, naturalmente, che i cittadini siano interessati a far si che questa cosa avvenga. Come voi sapete tutti processi si svolgono in modo celere se c’è un interesse collettivo ad andare in quella direzione.

La nostra percezione è che qui è accaduto qualcosa di importante, in particolare per la frazione di popolazione che è stata lì per tanto tempo. E questa cosa è inaccettabile, questa cosa va cambiata. Per questa cosa ci vuole uno sforzo collettivo affinché non avvenga più in futuro.
E’ inaccettabile che una persona che deve stare per tanti anni in una certa abitazione aumenti il rischio.

A me preme anche dare un messaggio di ottimismo nel senso che ci sono stati dei fattori di rischio, hanno determinato dei problemi ma sono convinto che si possono risolvere.

Ci vuole intelligenza collettiva, bisogna lavorare, bisogna investire, i rischi si possono ridurre… ma non solo: per le persone che sono state esposte l’esperienza delle nostra conoscenze ci dimostra che riducendo progressivamente l’esposizione si riduce anche il rischio di malattia.

Cioè non siamo di fronte ad una lesione permanente, che permane nelle persone; si può ritornare ai livelli di rischio precedentemente alla esposizione una volta che l’esposizione viene ridotta.

E questo è un elemento importante che riguarda la gran parte dei fattori di rischio, persino il fumo di sigaretta. Se una persona riduce l’abitudine al fumo riesce nel tempo a ritornare a condizioni di rischio precedentemente la malattia. E questo vale per tutti i fattori di rischio.»

Per cui ora è importante concentrare l’attenzione collettiva e delle Amministrazioni Pubbliche sul problema che abbiamo evidenziato: ridurre i rischi della popolazione.

“Avevamo ragione ad indagare…” dott.Micheli a etv (1parte)

Pubblicato il 3 Febbraio 2009 Nessun Commento »

I risultati, seppur parziali, dello studio epidemiologico ci dicono che cittadini, epidemiologi e regione avevano ragione ad indagare!

Riportiamo l’intervento del dott.Micheli (Istituto Nazionale Tumori di Milano) nel corso della trasmissione Punti di Vista, andata in onda su èTV, Venerdì 30 gennaio 2009.

«Abbiamo studiato i rischi relativi alla comparsa di tumori del sistema emolinfopoietico - leucemie e linfomi - in relazione ai tempi di permanenza delle persone in prossimità della raffineria API (ndr: raffineria di petrolio) E’ stato uno studio analitico, cioè è stata studiata persona per persona la storia della vita e si è andato a vedere se nella storia della vita coloro i quali avevano vissuto più tempo, nella loro storia, vicino alla fabbrica avessero maggiore rischio di quelli lontani.

Il risultato è che abbiamo osservato una tendenza molto evidente rispetto al fatto che la componente femminile di questo studio è più a rischio in funzione del tempo della vicinanza alla fabbrica.

Nel Rapporto che abbiamo consegnato oggi (ndr: 30 Gennaio 2009) si è ulteriormente approfondita la tendenza di maggior rischio di mortalità sulla componente femminile, consentendo di individuare dati statisticamente significativi per il sottogruppo di popolazione che per più tempo - ad esempio 10 anni - è stato costretto dalle condizioni di vita e lavorative a stare in casa (casalinghe, disoccupati in genere, pensionati). Si è visto che più si risiede in modo stanziale nelle vicinanze della raffineria e più si è esposti al rischio di mortalità per leucemie; per questo sottogruppo di popolazione quindi, non si parla più solo di un rischio certo da quantificare bensì di un dato anche statisticamente significativo.
Nel senso che quando si va ad analizzare sottogruppi della popolazione si osservano come i rischi che noi avevamo indicato come qualitativamente presenti anche nel primo rapporto fossero reali.

L’indagine, ricostruendo la storia del passato, doveva seguire il metodo di intervistare le famiglie delle persone interessate. Purtroppo è successo che circa il 50% delle persone interpellate per partecipare a questo studio hanno rifiutato l’intervista. Questo ha reso difficile l’interpretazione finale dei risultati ed è per questo che abbiamo presentato un elemento di cautela rispetto all’espressione quantitativa del rischio.

Non al fatto che il rischio non ci sia poiché i dati sono confortevoli nel senso, purtroppo, di dare una costanza di elementi di rischio per coloro i quali hanno vissuto lì. Per dire esattamente la quantità del rischio ci manca l’informazione.

Noi abbiamo dato delle indicazioni. Ora dobbiamo procedere con l’indagine per concludere e dare anche una visione quantitativa certa dei dati che abbiamo proposto.

Abbiamo proposto alla regione Marche di avviare da subito programmi per tre obbiettivi:

  1. riduzione dell’entità dell’esposizione;
  2. garantire la sorveglianza ambientale nel tempo;
  3. garantire la sorveglianza sanitaria nel tempo.

Dunque questi dati supportano l’indicazione per la quale gli organismi pubblici locali e regionali facciano uno sforzo per comprendere che lì è successo qualcosa e che quel qualcosa va sanato.

Noi siamo partiti da una ipotesi basata su informazioni note: dalle raffinerie vengono emessi gas, ed in particolare il benzolo che è un noto cancerogeno.

Purtroppo non esiste un limite basso al di sotto del quale si può assumere che non vi sia rischio. Non c’è una soglia tollerabile teorica.

Quindi la concentrazione nell’aria di questa sostanza può rappresentare un rischio per le popolazioni.

Poi all’inizio, dopo aver avuto il mandato dalla Regione in questa direzione, ho avuto l’idea di andare a sentire i medici della zona poiché alla fine si hanno i numeri ma conta molto la percezione della popolazione locale.
C’era la percezione da parte della popolazione e dei medici locali come se troppo spesso nelle famiglie della zona ci fossero casi di leucemia che, in generale, è una malattia rara. Questo segnale mi aveva fatto ritenere che questa collaborazione con la Regione fosse da perseguire»…

- FINE PRIMA PARTE -

La produzione Termoelettrica

Pubblicato il 26 Gennaio 2009 Nessun Commento »

Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38 per cento. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60 per cento. La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97 per cento.
Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sull’Ambiente, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse fossili:
- potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti
- incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore tecnologico, centri sportivi
- estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di microcogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW
- incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla microcogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai chilowattora riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote
- applicazione della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica, anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano. Continua a leggere…