Documentazione di un deragliamento

Pubblicato il 5 Febbraio 2008 Nessun Commento »

deragliamento

Ha ragione l’ex Ministro Baldassarri a giudicare come ridicola la scelta di finanziare il by pass API insieme alle opere del nodo ferroviario di Falconara. Ma siccome in tutta questa vicenda che seguiamo dagli inizi (da febbraio 2002 quando era Assessore regionale ai Trasporti la Dott.ssa Cecchini successivamente “scalzata” da Amagliani) i comitati in cui e per cui interveniamo sono gli unici che tengono dritta la barra della verità storica e politica (e questo è ciò che ci distingue profondamente dalla casta) una cosa dobbiamo dirla e documentarla: L’ONOREVOLE MARIO BALDASSARRI ERA PRESIDENTE DEL CIPE CHE IL 29 LUGLIO 2005 DELIBERO’ FAVOREVOLMENTE PER IL PROGETTO OGGI FINANZIATO DA DI PIETRO E VOLUTO DA D’AMBROSIO, SPACCA E AMAGLIANI (nonchè da Carletti e Recanatini/Piccinini)!

NEL 2005, L’ON. MARIO BALDASSARRI - CON IL SUO GOVERNO - POTEVA SCHIACCIARE IL BOTTONE PER BLOCCARE QUEL PROGETTO E CAMBIARLO!
NON LO HA FATTO!

Allora il punto è anche questo: TRASVERSALMENTE, SENZA DISTINZIONE DI COLORE DI PARTITO, QUESTA CASTA SI METTE SULL’ATTENTI DI FRONTE ALL’API E SPIANA COME CON LO SCHIACCIASASSI LE REALI ESIGENZE DEL TERRITORIO DEI CITTADINI E DEGLI ALTRI COMPARTI ECONOMICI (turismo in primo luogo).

I nostri comitati hanno il compito, oggi, di dire che quel progetto è una puzzonata e fare giustizia di qualsiasi opportunismo elettorale, da qualsiasi parte provenga.

E’ per questo che attraverso il nostro sito diamo la possibilità a tutti di consultare la documentazione che permette di ricostruire in termini di verità storica e politica la incredibile storia di un progetto degna della “casta ambidestra” che sta rovinando irrimediabilmente un pezzo del territorio della Regione Marche.



Da “Il Messaggero” del 04.02.2008
Mobilità & polemiche. L’ex viceministro lancia l’allarme dopo i 204 milioni stanziati per bypassare la raffineria.

«BRETELLINA API, CHE SCELTA RIDICOLA»

Baldassarri: «E’ solo miopia. Così si dice addio all’arretramento Fs di Ancona».«Una scelta ridicola».
Non ci sta Mario Baldassarri, ex viceministro dell’Economia. Fu lui, nel 2004, a presentare un progetto da 2 miliardi di euro per far arretrare la ferrovia da Marina di Montemarciano a Passo Varano, passando per Chiaravalle, realizzare tre nuove stazioni (Ancona Centrale a Passo Varano) e liberare dalla linea ferrata oltre venti chilometri di costa, da Marina di Montemarciano al porto di Ancona. Un “rivoluzione ferroviaria” finita ora nel cassetto, a giudicare dalla bretellina presentata l’altro giorno: servirà solo a by passare l’Api, pur costando 204 milioni. Non collegherà Montemarciano a Chiaravalle, primo tratto del grande arretramento. E Baldassarri trasecola. «Sì - attacca Baldassarri - è ridicolo impegnare 204 milioni solo per togliere i binari dall’Api. E’ una sciocchezza. Così si rischia di vanificare ogni sforzo per il vero arretramento della ferrovia tra Marina di Montemarciano e Ancona. Purtroppo si continua a lavorare con miopia politica, andando a pietire con il cappello in mano a Roma senza avere un orizzonte d’intervento più ampio che possa veramente far diventare Ancona e Falconara lo snodo dei trasporti oltre che consentire l’avvio di un’operazione con cui recuperare 25 km di costa».
Ovvero il progetto Rfi da lei presentato nel 2004.
«Esatto, un intervento da quasi 2 miliardi di euro per mettere il centro ferroviario di Ancona al servizio della regione e ridisegnare la costa».
Come nacque quell’idea?
«Si stava parlando di realizzare la terza corsia dell’A14, si pensava al collegamento diretto porto-autostrada. E pensai che si poteva creare una formidabile integrazione».
Quali erano i cardini dell’intervento?
«Il progetto integrato e il preliminare da parte di Rfi, presentato in un incitarono pubblico alla Fiera di Ancona e poi in consiglio comunale, prevedeva una variante ferroviaria di 4,4 km e tre nuove stazioni: Falconara-Chiaravalle, Ancona centro-Pinocchio e Varano. Con quest’ultima destinata a diventare lo scalo principale del capoluogo con il tratto piazza-Rosselli Varano utilizzabile come metrò di superficie. Tre mosse per liberare chilometri di costa e riscoprire il golfo di Ancona».
Un’idea già prevista dal piano provinciale dei trasporti votato dalla Provincia durante la presidenza Giancarli…
«Non era così articolato, prevedendo piccoli aggiustamenti e non una visione strategica d’insieme».
Ma come si finanzia il progetto miliardario delle Ferrovie?
«In gran parte con la dismissione del patrimonio ferroviario. Rfi, proprietaria dei binari e dei locali calcolò anche il valore delle aree liberate: coprivano il 45% della spesa solo sulla base dell’attuale destinazione».
Ma non bastava. E quale fu la proposta?
«L’allora ad delle ferrovie Moretti 45% dichiarò la disponibilità dell’ente a mettere la differenza del costo se il valore delle aree ferroviarie fosse arrivato a coprire il 60-65% del progetto».
Come?
«Rivedendo la destinazione urbanistica delle aree: 45 ettari di terreno, oltre 70mila i mq di fabbricati e immobili».
Competenza però dei Comuni interessati…
«E infatti, dopo le prime dichiarazioni di interessamento alla presentazione del progetto in consiglio comunale è calato il silenzio. Da allora nessuna risposta ufficiale. E poi…»
Che cosa?
«In attesa di sapere se Comuni, Provincia e Regione erano interessati ad andare avanti con questo progetto è caduto il Governo e tutto è rimasto fermo. Adesso invece…»
…succede che…
«…Si spendono 204 milioni per un intervento che non crea alcun valore. Anzi, questo intervento potrebbe ostacolare l’ipotesi di by-pass vero».
Perché?
«Prevede solo lo scavalcamento dell’Api e non l’inserimento diretto con la Orte - Falconara».
Persa ogni speranza di veder realizzato il vero by-pass?
«Non ci penso proprio. Per An è una priorità politica che presenteremo con forza sia alle prossime Politiche sia alle Regionali. E di qualunque colore sia il prossimo governo nazionale per noi sarà un argomento per il quale spenderci. Bisogna capire…».
Che cosa?
«Che non si può fare politica solo pensando ai prossimi sei mesi. Quella linea ferroviaria sulla costa è del 1906, è ora di pensare a un intervento che ridisegni Ancona e al sua costa per i prossimi cento anni. Non ci si può accontentare di un pensare piccino e ridicolo».

Massimiliano Petrilli

L’assedio di Falconara

Pubblicato il 22 Gennaio 2008 Nessun Commento »

che fine ha fatto il progetto di arretramento della ferrovia dell’ex Presidente della Provincia Enzo Giancarli ?

La ricetta della SUPERCITTA’ della Senatrice del P.D. Magistrelli secondo la quale “serve un unicum amministrativo” per Ancona e Falconara - idea anticipata dal Consigliere di A.N. Silvetti e sposata dal Senatore di F.I. Casoli - segna un salto di qualità nella incapacità della attuale classe politica di dare una risposta alla Vertenza Falconara.
La proposta, oltre a spostare l’attenzione dal senso della Vertenza ad altro, ci fa capire che per la attuale casta partitica è giunto il momento di mettere Falconara sotto stretto controllo politico per stroncare definitivamente quelle resistenze sociali che pongono ostacoli allo sfruttamento delle sue micidiali potenzialità industriali ed infrastrutturali.
Si rileggano le dichiarazioni del Sen. Casoli (che riportiamo in rassegna) e, da ultimo, del Sindaco Sturani e si avrà sia il quadro del “progetto” che hanno in mente lorsignori per la porzione di territorio falconarese della supercittà, sia l’insieme dei progetti di sviluppo che la società civile ha messo in discussione in questi ultimi anni: by-pass ferroviario API, progetto quadrilatero, nuove centrali API, porto turistico e, in generale, ulteriore sfruttamento del territorio.

E’ ormai palese che il sistema dei partiti, trasversalmente, considera come “turbolenze sociali” la progettualità partecipata dei cittadini e la conseguente domanda di democrazia partecipata cresciuta a Falconara e concretizzatasi con la Vertenza: una richiesta di partecipazione a cui si risponde con un ulteriore distanziamento tra luogo del conflitto e luogo decisionale.

Una richiesta di partecipazione non sopportabile dalle amministrazioni pubbliche per il ruolo di servi/zio che Falconara ed i falconaresi svolgono e dovranno svolgere per l’intera Regione Marche.

Oltre a prefigurarsi, dunque, come una risposta autoritaria, la trovata di una Ancona pigliatutto elude, in questo preciso momento, il tema ALTO del modello di sviluppo posto dalla Vertenza Falconara, un modello vorace e distruttivo che, attualmente, condanna un grosso pezzo del territorio di questa regione ad essere Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale (AERCA).

A proposito di modello di sviluppo, invitiamo a meditare sull’arretramento della linea ferroviaria citato dalla Senatrice del PD Magistrelli.

Giace nel dimenticatoio il progetto della Provincia di Ancona, voluto dall’ex Presidente Enzo Giancarli, per l’arretramento della linea ferroviaria da Senigallia ad Ancona con relativa realizzazione di una vera metropolitana di superficie. Quel progetto, connesso con l’Interporto, rappresenterebbe una rettifica importante di un aspetto del logoro modello di sviluppo attuale. Rettifica che toglierebbe alcune criticità per il territorio falconarese (scali merci ferroviari - riduzione del traffico automobilistico) ed anconetano (spostamento stazione e riduzione del traffico) e libererebbe la costa per uno sviluppo turistico differente che equivale a ricchezza e lavoro.

Domandate agli albergatori di Senigallia se il progetto è piaciuto loro quando il Presidente Giancarli lo presentò nel 2004!

Dunque perché servirebbe un altro unicum amministrativo che ripensi e riprogetti dal momento che già è stato fatto dalla Provincia di Ancona con atti amministrativi e soldi pubblici?

Come mai dalla Provincia di Ancona non arrivano segnali su questo argomento che conosce molto bene?

Perché i Senatori e Deputati delle Marche di tutti i colori e la stessa Regione Marche, non sostengono quel progetto di fronte al governo centrale ed al Ministero delle Infrastrutture?

Come mai, al contrario, è arrivato sul tavolo del ministro Di Pietro il devastante progetto del cosiddetto bypass ferroviario API che intende spostare con denaro pubblico il solo tratto di linea ferroviaria che la raffineria ha inglobato negli anni ‘70?

Non c’è bisogno della supercittà per risolvere criticità e aprire nuove prospettive: gli strumenti amministrativi ci sono, manca la capacità o la volontà politica di far valere le vere esigenze territoriali di fronte al governo centrale.


Marina Magistrelli (Senatrice Partito Democratico):
Apriamo un dibattito su uno sviluppo Ancona-Falconara che potrebbe portare nel futuro ad una unica amministrazione comunale. Serve un grande centro, per una grande politica di arredi e di servizi su vasta scala. Falconara ha bisogno di lasciarsi dietro alle spalle il ruolo di città di servizi e di servizio e potrebbe diventare attrattiva anche dal punto di vista turistico. Un esempio tra tanti possibili: perché tra Torrette e Falconara non realizziamo una spiaggia con parcheggi, ristoranti, che sia un continuum con Senigallia? Basterebbe prevedere o meglio realizzare lo spostamento della ferrovia e della statale a monte. L’attuale statale potrebbe diventare il lungomare. Serve però un unicum amministrativo (…)”

 

Casoli (Senatore Forza Italia):
permetterebbe di sfruttare al meglio le micidiali potenzialità di una città come Falconara - sottolinea il senatore di Forza Italia - Oltre alle chance industriali, in primis quella della raffineria Api che va vista come un’opportunità e non sempre come un problema, c’è da avviare un ragionamento su altri servizi fondamentali per il territorio in un tempo medio. e mi riferisco in particolare all’aeroporto, alla Fiera, allo snodo autostradale. Ancona-Falconara diventerebbe uno dei gangli vitali dell’economia marchigiana, cerniera di snodo del sistema regione tra nord e sud“.

 

Silvetti (Consigliere Regionale Alleanza Nazionale):
Il tema dell’unione tra Ancona e Falconara non è nuovo per gli esponenti di Alleanza nazionale. «Già nel 1995 il periodico giovanile del nostro partito “Il garbì” aveva rilanciato l’ipotesi - ricorda Silvetti - Alla base del ragionamento vi era l’idea che le due realtà sono assolutamente omogenee e in un’unica realtà potevano e possono diventare un importante polo al servizio di tutto il territorio marchigiano con i loro servizi quali il porto, l’aeroporto, lo snodo ferroviario di collegamento con Roma, la realtà industriale. Un polo omogeneo per risorse e servizi che spazzi via le attuali frammentazioni incomprensibili“.

 

Graziano Fioretti (Segretario Regionale UIL):
I benefici sono molteplici e per entrambe le città. Una realtà di oltre 130 mila cittadini consente, innanzitutto, di accedere ad una quantità maggiore di fondi pubblici, statali ed europei. Fondi che permetteranno, secondo me, di ripensare la futura città, progettandone uno sviluppo più armonico, dando anche la possibilità di mettere mano a quelle idee scaturite dal dibattito che da anni vede al centro la necessità di dare un impulso più consistente alla crescita di questo territorio. Penso all’uscita ad ovest dal porto, penso allo snodo ferroviario di Falconara, all’arretramento della linea ferroviaria e all’idea di una metropolitana di superficie“.

Le lacrime di coccodrillo di Massimo Marcelli Flori

Pubblicato il 13 Dicembre 2007 Nessun Commento »

Come definire la “delusione” dell’ex Assessore ai Lavori Pubblici e alla Partecipazione - Massimo Marcelli Flori - per i 5 Milioni di euro regionali del Contratto di quartiere perduti da Villanova e dai suoi residenti?

Sul giornalino del Circolo Gramsci di Rifondazione Comunista l’ex Assessore scrive: “E’ utile ricordare come la quota comunale di compartecipazione non venne inserita nel bilancio preventivo 2007 a causa delle ben note condizioni finanziarie dell’Ente Locale ma è altrettanto utile ricordare come vi fosse la volontà (ma non solo quella) di addivenire di concerto con la Regione Marche ad una proroga dei tempi del finanziamento (della quota parte comunale) finalizzata al non vanificare un’opportunità considerata unanimemente importante e strategica.” E prosegue scrivendo che “non comprende” la rinuncia da parte del Comune “alla concertazione con la Regione di fatto escludendo qualunque soluzione che consentisse di tenere in piedi il progetto“.

Il Marcelli Flori che oggi “non comprende” era Assessore della Giunta Recanatini che, il 25 Giugno 2007, si riunì con la Giunta Regionale proprio sulla questione del Bilancio!

Non era quella una buona occasione per porre la questione del Contratto di quartiere in pericolo?

Non poteva l’Assessore, in quella occasione, chiedere la stipula di un accordo di programma per non perdere quei 5 Milioni di euro?

Lo ha fatto Marcelli Flori? Non ci risulta.

Essere distratti o non tempestivi in una trattativa è pur sempre umano a meno che, prima, si sia deciso di non ascoltare le richieste dei cittadini di Villanova che dovevano beneficiare delle opere connesse a quei 5 Miilioni di euro!

Questo comportamento è sempre umano ma ha poco a che fare con il dovere di un Assessore alla Partecipazione e ai Lavori Pubblici! Infatti l’Assessore Marcelli Flori e la Giunta Recanatini erano stati invitati il 18 Giugno 2007 - pochi giorni prima dell’incontro con la Giunta Regionale - all’assemblea del quartiere Villanova proprio sul Bilancio di Previsione 2007 del Comune di Falconara poiché i cittadini residenti volevano trovare una soluzione per non perdere quei 5 Milioni di euro importantissimi per il futuro del quartiere!

La Giunta Recanatini non partecipò a quella assemblea nel corso della quale i residenti sottoscrissero un documento in cui chiesero a Sindaco ed Assessori di stipulare un accordo di programma con la Regione Marche per non perdere quei 5 Milioni di euro.

Il documento venne inviato al Sindaco Recanatini e agli Assessori ma, da come è andato a finire il Contratto, non sembra essere stato preso in considerazione!

Ristabilita la verità dei fatti e le relative responsabilità va constatato che da Oreficini a Carletti fino a Recanatini-Piccinini-Marcelli Flori il destino riservato a Villanova è sempre lo stesso: lasciarla degradare evitando interventi di riqualificazione e lasciandone strappare pezzi (via Toselli e la ex Officina ferroviaria lasciate dall’API). E così chi possiede una casa la vede sempre più svalutata e le condizioni di vita sempre più degradate!

Il sentimento popolare su questa ennesima beffa è che se la stessa opportunità dei 5 Milioni di euro avesse interessato altri quartieri di Falconara (es.: Castelferretti o il Centro) certamente Marcelli Flori e compagnia sarebbero stati più attenti.

Sicuramente questo sentimento diffuso nasce dalla constatazione che di quartieri nelle condizioni di Villanova, a Falconara, c’è solo Villanova, e questo a causa di anni di malgoverno (al quale aggiungiamo anche quello di Marcelli Flori) su questo quartiere.

Riteniamo, infine, che il problema non è tra cittadini residenti in quartieri diversi. Il problema riguarda gli amministratori come Marcelli Flori, Piccinini e Recanatini che con il loro operato discriminano i cittadini e Villanova rispetto agli altri falconaresi. Sono loro ed i loro noti predecessori i primi responsabili delle differenze e delle diffidenze tra cittadini residenti in quartieri diversi della stessa città!


QUANDO LA CURA RISCHIA DI ESSERE PEGGIORE DEL MALE

Apprendo dalla stampa che il Commissario Straordinario ha scritto alla Regione Marche comunicando ufficialmente la rinuncia del Comune al contratto di quartiere 2 di Villanova.

E’ utile ricordare come la quota comunale di compartecipazione non venne inserita nel bilancio preventivo 2007 a causa delle ben note condizioni finanziarie dell’Ente Locale ma è altrettanto utile ricordare come vi fosse la volontà (ma non solo quella) di addivenire di concerto con la Regione Marche ad una proroga dei tempi del finanziamento (della quota parte comunale) finalizzata al non vanificare un’opportunità considerata unanimemente importante e strategica.

Perché dunque ora una rinuncia ufficiale da parte del comune? Che bisogno c’era, non tanto di conclamare una difficoltà, quanto di rinunciare alla concertazione con la Regione di fatto escludendo qualunque soluzione che consentisse di tenere in piedi il progetto?
Davvero non lo comprendo, non capisco il perché di questa accelerazione apparentemente immotivata e soprattutto apparentemente autolesionista.

A me pare che dietro ad alcune scelte (come questa e come altre purtroppo) ci sia estemporaneità, l’agire giorno per giorno se non ora per ora dimenticando il quadro generale come in un grande packwork dove toppa su toppa si tenta di far trascorrere il tempo rimasto nel modo più indolore possibile.

L’indomani della caduta della giunta comunale avevo iniziato a lavorare ad alcuni appunti finalizzati al consegnare al Commissario Straordinario una sorta di bignami dello stato di fatto (ovviamente per le deleghe di mia competenza), un’analisi schematica di ciò che si era fatto, di ciò che era in corso e di ciò che si sarebbe voluto fare, lo feci pensando di essere convocato assieme a tutta la giunta per quella che ritenevo una ovvietà da parte di chi arriva in un nuovo ambiente e cerca di capire quale è lo stato delle cose.

Nonostante la disponibilità di tutti il Commissario non ha ritenuto importante quest’incontro. Legittimo. Probabilmente ciò che allora davo per scontato nei termini di una esigenza conoscitiva, in realtà non lo era. Ma ciò che ad esempio è avvenuto nel caso del contratto di quartiere 2 di Villanova dimostra come se vi fosse stata una adeguata informazione, probabilmente questo apparente enorme scivolone non ci sarebbe stato, probabilmente invece di ufficializzare un diniego, si sarebbe attivato il confronto finalizzato alla proroga dei tempi e quindi al mantenimento del contratto. E dico questo non per mero spirito corporativo, ci mancherebbe, ma semplicemente per l’interesse di Falconara e di Villanova a veder raggiunti degli obiettivi nei quali tutti abbiamo creduto e crediamo.

Ecco perché parlo di rischio “cura peggiore del male” perché ho l’impressione (ma è solo una impressione derivante dagli articoli di stampa) che le strade intraprese sulle varie questioni, dalle varianti urbanistiche, alla privatizzazione degli asili, alla vendita delle quote delle partecipate ecc. mirino al temporaneo quieto vivere (ossia evitare il dissesto e nel contempo scelte impopolari) tappando falle qua e la e lasciando i calcinacci a chi verrà poi.

Un metodo che rischia però inevitabilmente di aprire la strada a modifiche in capitoli di bilancio considerati intoccabili per precisa scelta politica (discutibile certo, ma precisa) quella di non intaccare i servizi.

Già, perché la coperta è corta e il bilancio comunale è tristemente noto.Comprendo la strada intrapresa, il percorso del cerchio e della botte, in cui in assenza di un quadro preciso, si tenta di accontentare tutti o almeno non scontentare nessuno.
Vorrei però essere chiaro, dato che però la mia è una impressione, se ho sbagliato, se sto prendendo un clamoroso abbaglio, chiedo preventivamente scusa per essere caduto nella trappola di una cosa che ho sempre odiato: il processo alle intenzioni.

Se invece nelle mie parole ci fosse del vero allora chiedo al Commissario Straordinario di fermarsi, di orientare la bussola nel quadro complessivo e, seppur con le oggettive difficoltà del caso, dopo aver individuato la rotta, cominciare a remare con forza e decisione, nella direzione di una Falconara migliore di come purtroppo l’ha trovata.

Spero che queste poche righe di contributo non alimentino inutili polemiche ma al contrario fungano da stimolo per gli obiettivi che restano comuni a tutta la città.

Massimo Marcelli Flori

Pochi litri

Pubblicato il 25 Novembre 2007 Nessun Commento »

Ancora petrolio in mare durante il carico di una nave al pontile dell’API.

Solite stime rassicuranti: pochi litri, ecc… tanto che viene da domandarsi se, per pochi litri, vale la pena far viaggiare avanti e indietro, per ore, i battelli di contenimento dell’inquinamento. Alla fine, facendo un bilancio energetico ed ambientale, quei battelli bruciano quintali di gasolio che a sua volta deve essere raffinato, la raffinazione determina inquinamento… insomma una catena di inquinamento e costi sociali senza fine (cioè che pesano anche sulle nostre tasche oltre che sulla salute)!

Certo ognuno è libero di credere o non credere ai “pochi litri”, soprattutto se si “pesano” le parole della dirigenza API all’indomani del disastro del 4 Aprile scorso quando dichiarò che la fuoriuscita “accidentale” di prodotto idrocarburico “è stata immediatamente arrestata e non ha avuto alcun seguito“!

Già, sono soltanto seguiti la contaminazione di 20 chilometri di costa, il divieto di accesso alle spiagge, la sospensione della pesca a causa di un idrocarburo cancerogeno!

E’ indubitabile che tutto questo ci suggerisce che non ci troviamo a Fabriano dove si producono frigoriferi.

Ma siccome Spacca (e compagnia di Giunta) si dovrebbe essere accorto della presenza di una cosa pericolosa, puzzolente e nera che sembra proprio una raffineria dovrebbe provare a provvedere affinché arrechi meno danni possibili! Anche questo fa parte dei suoi doveri!

Per lo scopo dispone di un Decreto di Concessione, ne ha un altro sicuramente meno “timido” del suo, cioè il Decreto chiamato Seveso II fatto apposta per le industrie pericolose come la raffineria API!

E poi ha una struttura regionale come l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPAM) che, in qualità di organo di controllo ed ispezione, relaziona quello che osserva durante i sopralluoghi e formula dei pareri tecnici.

Ma Spacca è i suoi Assessori le leggono le relazioni dell’ARPAM?

Noi le leggiamo (quando riusciamo ad averle) e, a tale proposito, siamo contenti di diffondere pubblicamente e di far consultare il documento del Servizio Impiantistica dell’ARPAM il quale, proprio in riferimento alle strutture del pontile di carico delle petroliere, ha scritto il 25 Giugno scorso:

sulle strutture del pontile API.. tubazioni, accoppiamenti flangiati, sistema di contenimento di eventuale prodotto sversato… e’ necessario eseguire interventi radicali” !!!

Dopo quella Relazione altri idrocarburi sono finiti in mare: l’altro giorno e il 25 Luglio (con chiusura della balneazione!)

Non sarà che Spacca è convinto che all’API producano frigoriferi?

Allegato ed in sintonia con questo numero della “Bocca della Verità” pubblichiamo con piacere un articolo di Athos Geminiani.

RIFLESSIONI  DI  UN  NON  FALCONARESE

Ebbene sì, sono stato invitato a lasciare Falconara. Seriamente. Non scherzo. Ma andiamo per ordine.

Riunione cittadina, animi accesi per l’alienazione di stabili comunali. In attesa, discussioni accademiche. Tema: reperimento fondi in alternativa alla vendita.

Stando ad uno dei presenti, unica fonte certa la raffineria API, che nel passato si è dimostrata sensibile ai problemi della città: l’elencazione va dalla pavimentazione del parco Kennedy, a illuminazioni varie e, poi, contributi a scuole. La discussione si anima, prende una piega di scontro frontale: non posso non ricordare al mio interlocutore gli incidenti del passato, i morti, i rischi per la salute, gli sversamenti di idrocarburi in mare, dei fumi perennemente buttati in atmosfera, del catrame sulle spiagge, dei rumori, dei sibili, delle puzze e altro ancora. Tutte cose che non hanno, non possono, non potranno mai venire ripagate da nessuna elargizione economica. Altri presenti si inseriscono, certamente non con la mia rabbia, ma comunque critici nei confronti del mostro incombente su Falconara.

Il mio interlocutore si scatena: un padre campato oltre cent’anni; loro, giovani, con i piedi l’estate sempre intrisi di catrame; l’aria salubre del mare che annulla i pericoli; nessuno è mai morto a causa della raffineria; i falconaresi devono esserle riconoscenti per il sicuro benessere dato ai tanti che nel tempo vi hanno lavorato.

Le voci si alzano: rispondo che no i falconaresi all’API devono richiedere il rispetto per la salute dei cittadini, il rispetto del territorio e dell’ambiente e che per questo non servono le elargizioni dei trenta denari per sovvenzionare uno spettacolo teatrale, fregandosi dello sversamento che ha causato la chiusura della stagione balneare per almeno dieci giorni e non sapere ancora adesso cosa mai è finito in mare. E, in ultima analisi, l’API se ne deve andare da Falconara, anche alla luce del fatto che il petrolio è una delle fonti energetiche in via di esaurimento e che le due centrali termiche previste arrecherebbero un danno irreversibile alla città. Altro che riconoscenza! L’API deve andarsene! Ho urlato. Se ne vada lei da Falconara! E’ stata la risposta, piccata, dell’interlocutore.

A interrompere la discussione l’inizio della riunione.

Riflessioni sull’andamento dei lavori: pochezza degli interventi, soprattutto di quelli di alcuni politici. E constatazione certo non edificante, che la solidarietà ha un occhio solo e una volta risolto il “mio” problema d’altro non mi interessa. Una città amorfa, Falconara, davvero. Senza un progetto, senza prospettive, senza voglia di lottare. Parole tante, ma vuote, insulse che si compendiano perfettamente con la nullità delle cronache locali pubblicate su giornali a cui però tutti i falconaresi sembrano pendere come unica fonte di verità.

Aveva ragione quel signore: me ne andrò davvero da Falconara: e i falconaresi si tengano pure l’API e quanto di veleno manda in atmosfera per addormentare e le coscienze, e fortificare la loro indolenza. Un favore: evitate di dare l’appellativo di “turistica” alla città di Falconara, lasciate perdere di bearvi di quella cretina parola, sbandierata ai quattro venti: “movida”, movida un c…

Come potete parlare di turismo con la stagione chiusa al 31 agosto; come potete parlare di turismo con sversamenti un giorno sì e un altro sì; come potete parlare di turismo quando negli infimi bar della spiaggia ti fanno pagare un “Crodino due euro e cinquanta”; come potete parlare di turismo in una città senza cultura in cui funziona un unico cinema e per alcuni giorni soltanto a settimana; dove alle undici di sera cade il coprifuoco e non puoi bere neanche un caffè; come potete parlare di turismo dove le uniche cose sociali di un certo valore le ha messe in campo un comitato cittadino: davvero non era possibile coinvolgere la cultura falconarese per rendere la stagione 2007 più viva e articolata? Soldi, mancano i soldi. Ritornello falso perché le forze e le capacità ci sono. Ma andate a vedere nei piccoli paesi della provincia di Ancona quante cose semplici sono state realizzate. O forse, e qui sta il vero busillis: Falconara possiede il più alto tasso di egoismo, di incultura, di disinteresse per il sociale. Basta osservare il contegno dei giovani. “Brutti, sporchi e cattivi”, titolava un film di alcuni anni fa. E per loro, dico i giovani (non tutti, ben s’intende) di Falconara, aggiungerei anche cretini per il comportamento incivile tenuto per le vie della città, sugli autobus, e della loro incapacità di rapportarsi con gli altri e persino di mettere insieme due parole. E che dire dei falconaresi adulti… spaventati dagli zingari, dagli extracomunitari, dai mendicanti, dai ladri. Tirchi fino all’inverosimile. Disinteressati di ogni cosa che non rappresenti esclusivamente il proprio tornaconto.

Con un campionario del genere cosa importano i progetti di un recentissimo passato che prevedevano un impulso alla città tale da farla proiettare a competere con altre consorelle più importanti dell’intero Adriatico. Non si è creduto ad un modo di essere diverso, più partecipativo, più grande. Falconara è ricaduta nell’abulia: non aveva nulla, non avrà nulla. Si pensa al rimessaggio per tre catorci di barche: ma anche questo ad esclusivo vantaggio dei soli falconaresi; il pensato teatro non serviva, non c’è che l’imbarazzo della scelta, Ancona, Montemarciano e limitrofi; e di centri culturali il falconarese non sa che farsene. La scuola di musica, poi? Inutile, sono tutti vecchi in città, quindi soldi sprecati. Ma si attende, però, la costruzione del campo di rugby. Quello sì tanto importante!

E l’API, intanto, continuerà a sopperire alle necessità: elargirà computer alle scuole e tutti, ma proprio tutti, a scappellarsi in ringraziamenti. Fa niente se assieme ai computer ti spedisce in atmosfera tonnellate di polveri sottili, di fumi, di miasmi insopportabili. L’API è intoccabile, rappresenta il futuro per Falconara, per queste e per le nuove generazioni.

Avevo veramente deciso di andarmene da Falconara; e invece, no: mentre scrivevo queste note mi dicevo che lottare è necessario che non si può, non ci si deve arrendere di fronte all’ineluttabile perché nulla è ineluttabile. Mi dispiace per il mio interlocutore di quella sera. Ma non mi stancherò di affermare che si può vivere bene, e meglio, senza l’API, e continuerò a dirlo a lui e a tutti coloro che la pensano così. E siccome di queste cose non sono il solo a predicare, rimando alla lettura (ma vorranno spendere due soldi per sapere, tirchi come si ritrovano, cosa vuol dire inquinamento) di un libro appena uscito a firma del magistrato Felice Casson, “La fabbrica dei veleni”. Lo leggano e ne riparleremo.

Athos Geminiani

Il Pagùro intervista l’architetto Carlo Brunelli

Pubblicato il 7 Luglio 2007 Nessun Commento »

Architetto Brunelli partiamo dalla fine.
Ci dice con due cifre perché il progetto quadrilatero è un cattivo affare per il territorio e le casse del comune di Falconara?

Perché, a differenza delle altre aree leader del Piano di Area Vasta presentato da Quadrilatero quelle aree del Comune di Falconara avevano già una edificabilità garantita dal PRG 2003. Il comune poteva guidare l’intervento privato o sostituirsi come soggetto attuatore, magari con una Società di Trasformazione Urbana. Ad ogni modo il Comune aveva praticamente in tasca un valore di oneri urbanistici ed ICI (proiettata sui trenta anni) di circa 12 milioni di euro. Con l’operazione Quadrilatero la Regione, quale socio autorevole, è venuta a chiedere a Falconara di cofinanziare le opere stradali dell’appennino attraverso il meccanismo della “cattura di valore”.
La soc. Quadrilatero esproprierà i terreni, e li assegnerà, tramite gara, a un qualche grosso gruppo di imprenditori che progetteranno e realizzeranno le opere.
Il comune di Falconara perde la potestà e il controllo del territorio e 70.000 mq di edifici saranno realizzati secondo le esigenze dei privati in un’area delicatissima per la vicinanza dell’abitato di Castelferretti.
Dei 12 milioni di euro al comune resteranno 1.190.000 €, più l’anticipo degli oneri della urbanizzazione primaria (1,7 milioni) che dovranno essere spesi, con gli interessi, per fare le opere entro breve termine.
In un colpo solo il Comune ha “bruciato” più di 9 milioni di euro.

Accettando come priorità assoluta la necessità di scongiurare il disseto finanziario, quale alternative ci sarebbero al progetto quadrilatero?

Ci sono state varie proposte. Quella più semplice e inequivocabile era quella che si poggiava su una serie ragionata di alienazioni.
In particolare, anche sulla base di ragionamenti sulla qualità e collocazione dei servizi scolastici condivisi con rappresentanti dei genitori, si proponeva di mantenere le Peter Pan e la palestra (ricollocata nella parte bassa dell’area) in modo da non compromettere l’integrità del plesso scolastico del centro città e di spostare le Rodari di circa 50 m. nell’area verde sottostante le Ferraris, in modo da formare un nuovo complesso scolastico.  La valorizzazione delle aree pubbliche poteva riguardare l’ex Fanesi,  l’area del centro Qui di via Repubblica, l’area delle attuali Rodari a Palombina, una porzione dell’area soprastante parco Kennedy (dove nell’ipotesi del Sindaco sarebbero andate le nuove Peter pan) e l’area del campo di bocce a fianco dell’hotel Touring, spostando il campo nella parte più elevata dell’area verde. Una soluzione certo dolorosa  ma più ragionevole del dilapidare 9 milioni di euro. In totale le entrate stimate dalle alienazioni sarebbero ammontate a 6.484.375 €, con un surplus di circa 1,5 milioni di euro.

In questo modo ci sarebbero stati spiragli anche per precari e premio di produttività dei dipendenti pubblici?

Ci sarebbero stati 1,5 milioni di euro in più da poter spendere.

Per esempio, se fosse stato attuato quanto previsto dal PRG, senza varianti urbanistiche, che cosa avremmo avuto territorialmente ed in cassa?

Minore volumetria (circa 50.000 mq contro i 70.000 previsti da Quadrilatero); un grande parco urbano come filtro tra il nuovo centro affari-servizi e l’abitato di Castelferretti; maggiori possibilità di integrazione del nuovo complesso alla città, coinvolgendo i commercianti e inserendo la possibilità di valorizzare edifici storici come il castello e la villa Montedomini; le stesse opportunità funzionali perché, è bene precisarlo, le funzioni espositive, fieristiche e di outlet-showroom sono già presenti tra gli usi previsti dal PRG vigente e rispondono a requisiti posti dal Piano di Inquadramento Territoriale su quest’area, il cui ruolo strategico era stato riconosciuto già dieci anni fa.

Senta, Le facciamo una domanda schietta e se vuole può non rispondere! Ma il geometra Furio Durpetti, quello del megaporto a Falconara, dell’appoggio al progetto quadrilatero, della progettata lottizzazione delle Poiole… cioè l’uomo di una urbanistica aggressiva del territorio… che cosa ci fa come doppione della dirigente Arch. Marincioni?

Innanzi tutto va precisato che l’Arch. Marincioni ha dato di recente le dimissioni e purtroppo oggi il settore non ha più un dirigente. Quanto a Furio Durpetti devo dire solo che si tratta di un tecnico di provata esperienza. Come ogni tecnico preparato ha una sua visone dell’urbanistica che può anche non coincidere con la mia. Non è questo assolutamente un  problema.  Un problema è invece la continuità di un orizzonte politico che accomuna ormai dichiaratamente Carletti e Recanatini.

Qualcuno in Giunta ci ha accusato di dire il falso quando sostenemmo che la ex Officina squadra rialzo delle ferrovie poteva essere sottratta all’API dal Comune utilizzando denaro della Regione per il Contratto di Quartiere Villanova-Falconara Nord.
Può spiegare ai nostri lettori come stavano le cose anche con qualche cifra?

Mi spiace ricordare cose spiacevoli. Dico solo che i soldi c’erano, erano assicurati circa 700.000 dai finanziamenti regionali del contratto di quartiere più un finanziamento di 100.000 euro messo a disposizione da un assessore regionale. Ci furono diversi incontri in Regione a tale proposito e mi recai personalmente a Roma alla sede di Real Estate delle ferrovie (lo stesso giorno dell’avvio della procedura di VIA sulle centrali API) su mandato della giunta comunale per trattare la questione. Le condizioni c’erano tutte. L’avevamo in pugno, ma all’ultimo momento…

Il rapporto con gli enti superiori.
A noi sembra palese che sia con la questione Quadrilatero sia con le centrali elettriche API il Comune di Falconara non sia minimamente ascoltato dalla Regione Marche.
Quanto dipende dalla mancanza di volontà politica del Comune di sostenere fino in fondo le sue scelte nei confronti della Regione e quanto dalla distanza delle Regione dalle ragioni del territorio e delle popolazioni.

Ritengo che la Giunta regionale sia sincera quando afferma che Falconara ha un interesse strategico per le Marche. Il problema è che questo interesse risponde probabilmente all’interesse dell’imprenditoria regionale, specie quella che pesa di più, e delle organizzazioni politiche ad essa collegata ma non risponde affatto all’interesse di Falconara. Le grandi imprenditorie della Provincia di Ancona stanno a Fabriano, a Jesi, a Senigallia, nell’area Osimo-Loreto, non a Falconara. Noi non abbiamo grandi imprese eccetto l’Api che peraltro non ha alcun interesse a che l’economia falconarese decolli. Già in questa situazione consideriamo ormai diffusamente l’Api un detrattore allo sviluppo economico della nostra area, figuriamoci se avessimo alternative concrete da percorrere.

Non ha l’impressione che dietro il “ruolo strategico” di Falconara e del suo territorio ci sia in realtà la considerazione di essa come merce di scambio per presunti benefici (energetici e infrastrutturali) che vanno poi a ricadere altrove? Per intenderci, è come se qui a Falconara ormai si sia deciso di concentrare il peggio della produzione e del saccheggio territoriale perché un pò di peggio già c’è… Ci sembra che ultimamente sia stata espressa una considerazione simile da un esponente maceratese del centro destra in Consiglio regionale sulla discussione relativamente alle progettate megacentrali elettriche di Tolentino e Falconara. Nel suo intervento il consigliere dei centro destra  avrebbe sostenuto una sorta di “vocazione” di Falconara a quel tipo di produzione a differenza di Tolentino!

E’ sempre così. Quando si accetta un oltraggio si assevera chiunque a fare altrettanto. Si perde la dignità, il rispetto. Per questo alla proposta della Quadrilatero bisognava dire di no e rivendicare l’aiuto della Regione magari manifestando davanti alla presidenza, per una questione di dignità. Ora c’è da aspettarsi che ci calpesteranno ancora e le occasioni non mancano. E dobbiamo incolpare soltanto noi stessi e il nostro silenzio per questa situazione.

Il tradimento più evidente della maggioranza che governa Falconara è stato l’immediato affossamento della tanto sbandierata partecipazione. Nel momento cruciale di capire e scegliere sulla Quadrilatero tutto è avvenuto all’interno del Castello.
Idem per la questione delle centrali API: questa Giunta - a parte le adesioni personali - non ha mai ha fatto un passo insieme ai cittadini ed alle associazioni ed ora, arroccata nelle stanze del Castello, ci sembra che stia pericolosamente cambiando opinione e stia incrinando l’unità delle Amministrazioni che hanno dichiarato la loro contrarietà alle centrali dell’API.

Ritengo che la principale lacuna di questa amministrazione sia la mancanza di autonomia critica. Si risponde unicamente alla direttiva delle segreterie di partito. Se la segreteria, per motivi suoi, dice: “è meglio prendere questa posizione” i referenti di Falconara eseguono. Il caso dell’atteggiamento di Rifondazione sulla Quadrilatero è un caso esemplare, ma ne potrei fare a dozzine. Finchè Falconara sarà sottoposta alle logiche delle segreterie di partito la partecipazione sarà, per bene che vada, un’operazione di facciata. La partecipazione implica l’approfondimento critico delle questioni. Questo le segreterie di partito non lo vorranno mai. Per quanto riguarda l’Api penso che purtroppo le segreterie di partito abbiano già deciso a Roma prima ancora che in Ancona.

Due altre cose che ci stanno a cuore: il Contratto di quartiere Villanova-Falconara Nord è definitivamente perso o nell’incontro con la Regione è stato proposto un accordo di programma per non perderlo come richiesto e sottoscritto nella recente assemblea di quartiere dai cittadini disertata dalla Giunta (tranne, a titolo personale, Lei e l’Assessore Impiglia)?

Nella riunione con la giunta regionale erano state programmate molte cose. Tra queste un sopralluogo nel territorio e la discussone di una serie di questioni sottoposte ai rispettivi assessorati competenti. Nulla di quanto programmanto è stato fatto. Così non si è discusso della questione dei quartieri di Villanova e Fiumesino che io avevo sottoposto agli assessorati competenti sia per le problematiche ambientali che per quelle urbanistiche. Realisticamente devo dire che il contratto di quartiere è ormai cosa passata

E i soldi provenienti dal Ministero dell’Ambiente per il risanamento dell’Area ad Alto Rischio di crisi Ambientale saranno utilizzati anche per Falconara ed i disgraziati quartieri di Villanova e Fiumesino oppure siamo quelli solo da “mungere” (in termini di perdita della salute, degrado ambientale e di perdita del valore degli immobili)?

Gli assessori Amagliani e Pistelli hanno ricevuto la mia scheda dove definivo inconcepibile la totale assenza di finanziamenti per interventi nei quartieri più esposti al rischio ambientale all’interno del piano di risanamento dell’Aerca. Anche su questo, come su molte altre cose, attendevo una risposta. Ora non più.

Fatti…ecco cosa racconteremo

Pubblicato il 7 Marzo 2007 Nessun Commento »

Fatti, ecco cosa racconteremo” dichiarò l’Amministratore Delegato dell’API Brunetti alla vigilia di APIncontra a Novembre 2006.

Qualcuno penserà che ritornare su APIncontra e parlare, oggi, di un evento accaduto nel 2005 presso la raffineria API sia anacronistico, però crediamo che raccontare un fatto di cui non si è mai avuta notizia fornisca di per se una valida motivazione a giustificazione del salto nel passato.
Infatti riteniamo che avere (e mantenere) una memoria sulle azioni che qualificano un soggetto - che sia pubblico o sia privato - il quale condiziona in modo considerevole il futuro ambientale, sanitario ed energetico di una Regione e della popolazione che abita in una Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale non sia uno sterile esercizio soprattutto quando è necessario sapere con chi si ha a che fare!

Il fatto

Il 21 settembre 2005 presso la raffineria API - ad una distanza di circa 10 metri dal mare - si è verificata la rottura dell’oleodotto di carico/scarico delle petroliere all’isola artificiale.
Ad accorgersi dell’incidente sono stati gli uomini dell’ARPAM, del Comune di Falconara e del NOE in seguito ad una sopralluogo congiunto eseguito il 27 Settembre 2005 (6 giorni dopo) nel corso del quale accertarono la presenza di prodotto idrocarburico in uno scavo sul lato mare!

L’API non aveva comunicato l’evento alle Amministrazioni competenti!

Soltanto il 17 Ottobre 2005 - in seguito alla segnalazione dell’ARPAM anche al Ministero dell’Ambiente - la raffineria API notificò quanto accaduto e le procedure messe in atto.

L’API, omettendo la immediata notifica dell’evento alle Amministrazioni competenti (Comune, Provincia e Regione) ha violato l’art. 7 del D.M. 471/99 (vedi box qui sotto).

Decreto Ministero Ambiente n° 471/1999

Art. 7: Notifica di pericolo di inquinamento e interventi di messa in sicurezza d’emergenza

1) “Chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei valori di concentrazione limite accettabili di cui all’art. 3, comma 1, o un pericolo concreto ed attuale di superamento degli stessi, è tenuto a darne comunicazione al Comune, alla Provincia e alla Regione nonché agli organi di controllo ambientale e sanitario, entro le 48 ore successive all’evento, precisando:

a)    il soggetto responsabile dell’inquinamento o del pericolo di inquinamento e il proprietario del sito;

b)    l’ubicazione e le dimensioni dell’area contaminata o a rischio di inquinamento;

c)    i fattori che hanno determinato l’inquinamento o il pericolo di inquinamento;

d)    le tipologie e le quantità di contaminanti immessi o che rischiano di essere immessi nell’ambiente;

e)    le componenti ambientali interessate, quali, ad esempio, suolo, corpi idrici, flora, fauna;

f)      la stima dell’entità della popolazione a rischio o, se ciò non è possibile le caratteristiche urbanistiche e territoriali dell’area circostante a quella potenzialmente interessata dall’inquinamento;

2) Entro le 48 ore successive al termine di cui al comma 1), il responsabile della situazione di inquinamento o di pericolo di inquinamento deve comunicare al Comune, alla Provincia e alla Regione territorialmente competenti gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza adottati e in fase di esecuzione. La comunicazione deve essere accompagnata da idonea documentazione tecnica dalla quale devono risultare le caratteristiche dei suddetti interventi.

3) omissis …

Non ci risulta che i vertici dell’API abbiano raccontato quanto sopra ai dirigenti scolastici ed agli insegnanti delle scuole falconaresi che hanno partecipato ad APINCONTRA!

Peccato perché certamente l’dea che i giovani cittadini si stanno formando rispetto alla raffineria API risulta parziale o monca di particolari non irrilevanti e gli stessi insegnanti non possiedono elementi che - come evidenzia l’anacronismo di questa nota - è difficilissimo scovare e divulgare.